La Terapia Breve Strategica è il modello d’intervento clinico altresì definito come l’arte del cambiamento, ovvero l’arte di risolvere complessi problemi umani attraverso soluzioni apparentemente semplici.
“Come funziona” il problema, anziché “perché esiste” è il focus clinico che contraddistingue tale approccio dalle convenzionali forme di terapia, facendone il trattamento d’elezione per gran parte delle problematiche umane, personali ed interpersonali.
Le origini della terapia breve strategica risalgono alla teoria della comunicazione nata in campo antropologico con Gregory Bateson, agli sviluppi costruttivisti della teoria cibernetica (Heinz von Foerster, Ernst von Glaserfeld), agli studi sull’ipnosi e la suggestione di Milton Erickson. Si deve poi a Paul Watzlawick l’opera di approfondimento e sistematizzazione dei principi teorico-applicativi della comunicazione terapeutica.
Con Giorgio Nardone si ha la moderna evoluzione della Terapia Breve Strategica, che da oltre venti anni dimostra la sua fecondità ed efficacia nell’applicazione a molti contesti ed in diverse culture. Attraverso una rigorosa metodologia empirico-sperimentale egli mette a punto specifici protocolli di trattamento per specifici disturbi, ideando così gli strumenti per operare sulla “realtà” che ognuno si costruisce, trasformandone percezioni, reazioni e consapevolezza.
La Terapia Breve Strategica è quindi un modello di intervento innovativo, e diverso che si differenzia completamente da tutti gli altri approcci psicoterapici:
- E’ un intervento terapeutico breve e focale orientato all’estinzione dei disturbi presentati dal paziente: un intervento, cioè, che si articola su un numero limitato di sedute e si concentra su un obiettivo concreto di cambiamento, concordato congiuntamente con il terapeuta.
- Non consiste in una terapia superficiale e sintomatica, ma è un intervento radicale in quanto, oltre alla soluzione del sintomo, mira a modificare la rappresentazione che il paziente ha del proprio problema.
- È efficace: il cambiamento si verifica in più dell’80% dei casi dei casi ed è duraturo, poiché non si presentano ricadute rispetto al problema presentato.
- Non si utilizzano farmaci, solo metodi psicologici, colloqui e semplici prescrizioni di comportamento: analisi delle tentate soluzioni, che la persona mette in atto nel tentativo di risolvere il problema. Tentate soluzioni che in realtà lo mantengono e lo aggravano.
- E’ indicato: in primo luogo per tutti i disturbi psicologici fortemente impedenti, ovvero caratterizzati da una sintomatologia acuta (ansia, attacchi di panico, fobie, ossessioni, compulsioni, ipocondria, depressione, disordini alimentari -anoressia, bulimia, sindrome da vomito-).
Il “problem solving strategico” inoltre è uno strumento estremamente flessibile e si applica, quindi altrettanto bene e più facilmente anche a problemi meno impedenti, come problemi di coppia e familiari in genere, nonché ai disturbi dell’età evolutiva.