PANICO E FOBIE
Il sistema della paura scatta in situazioni di normale vita
quotidiana.
Si comincia ad arretrare sempre di più di fronte ad un nemico
incomprensibile, che si nasconde dentro sé stessi.
OSSESSIONI
Il controllo eccessivo che fa perdere il controllo. I
pensieri e le azioni si impongono contro la volontà e se ne diventa
schiavi. Pulire, riordinare, prevenire. Pensieri intrusivi, gesti
ripetuti per scongiurare la cattiva sorte o propiziare eventi
favorevoli.
DEPRESSIONE
Il desiderio, la motivazione e l'energia sono affievoliti o
spenti. Il futuro appare cupo, la tristezza invade lo spirito. Si è
delusi da sé stessi, dagli altri oppure dal mondo. Difficile provare
gioia o soddisfazione. In realtà le energie spesso ci sono, ma, in
assenza di obiettivi, si scontrano e frammentano finendo per annullarsi
o rivolgersi contro sé stessi.
ANORESSIA
Si adotta la soluzione di mangiare sempre di meno,
nell'illusione di giungere ad avere sotto il proprio totale dominio il
corpo e le sue esigenze dettate dalla natura, anche, ma non solo, per
inseguire un ideale estetico di perfezione. E’ una strada
pericolosa lungo la quale diventa sempre più difficile fermarsi.
Perdendo la capacità di guardarsi oggettivamente, l’esito finale
paradossalmente è l’assenza di ogni bellezza.
VOMITING
Un gioco che all'inizio sembra un trucco intelligente per non
aumentare di peso si rivela ben presto una delle trappole più temibili
per la salute del corpo e della mente. Perché tende a diventare uno
sfogo per tutto, un piacere, l’unico vero piacere solitario ed intenso.
BULIMIA
Il più fondamentale dei programmi iscritti nei nostri geni è
mangiare, per mantenere la vita, e non bisogna dunque meravigliarsi se
questa attività procura sensazioni di piacere. Un piacere a buon
mercato, che può diventare irrefrenabile e smodato quanto più si cerca
di costruire argini e dighe che possano contenerlo.
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Cos'è la
Terapia Breve Strategica
La Terapia Breve Strategica
è il modello d’intervento clinico altresì definito come l’arte del
cambiamento, ovvero l’arte di risolvere complessi problemi umani
attraverso soluzioni apparentemente semplici.
“Come funziona” il problema,
anziché “perché esiste” è il focus clinico che contraddistingue tale
approccio dalle convenzionali forme di terapia, facendone il
trattamento d’elezione per gran parte delle problematiche umane,
personali ed interpersonali.
Le origini della terapia breve
strategica risalgono alla teoria della comunicazione nata in campo
antropologico con Gregory Bateson, agli sviluppi costruttivisti della
teoria cibernetica (Heinz von Foerster, Ernst von Glaserfeld), agli
studi sull’ipnosi e la suggestione di Milton Erickson.
Si deve poi a Paul Watzlawick l’opera di approfondimento e
sistematizzazione dei principi teorico-applicativi della comunicazione
terapeutica.
Con Giorgio Nardone si ha la
moderna evoluzione della Terapia Breve Strategica, che da oltre venti
anni dimostra la sua fecondità ed efficacia nell’applicazione a molti
contesti ed in diverse culture. Attraverso una rigorosa metodologia
empirico-sperimentale egli mette a punto specifici protocolli di
trattamento per specifici disturbi, ideando così gli strumenti per
operare sulla “realtà” che ognuno si costruisce, trasformandone
percezioni, reazioni e consapevolezza.
La Terapia Breve Strategica
è quindi un modello di intervento innovativo, e diverso che si
differenzia completamente da tutti gli altri approcci psicoterapici:
- E’ un intervento terapeutico breve e focale
orientato all’estinzione dei disturbi presentati dal paziente: un
intervento, cioè, che si articola su un numero limitato di sedute e si
concentra su un obiettivo concreto di cambiamento, concordato
congiuntamente con il terapeuta.
- Non consiste in una terapia
superficiale e sintomatica, ma è un intervento
radicale in quanto, oltre alla soluzione del sintomo, mira a
modificare la rappresentazione che il paziente ha del proprio problema.
- È efficace:
il cambiamento si verifica in più dell’80% dei casi dei casi ed è
duraturo, poiché non si presentano ricadute rispetto al problema
presentato.
- Non si utilizzano farmaci,
solo metodi psicologici, colloqui e semplici prescrizioni di
comportamento: analisi delle tentate soluzioni, che la persona mette in
atto nel tentativo di risolvere il problema. Tentate soluzioni che in
realtà lo mantengono e lo aggravano.
- E’ indicato:
in primo luogo per tutti i disturbi psicologici fortemente impedenti,
ovvero caratterizzati da una sintomatologia acuta (ansia, attacchi di
panico, fobie, ossessioni, compulsioni, ipocondria, depressione,
disordini alimentari -anoressia, bulimia, sindrome da vomito-).
Il “problem solving strategico”
inoltre è uno strumento estremamente flessibile e si applica, quindi
altrettanto bene e più facilmente anche a problemi meno impedenti, come
problemi di coppia e familiari in genere, nonché ai disturbi dell’età
evolutiva.
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IPOCONDRIA
Il corpo ci assedia e ci inquieta. Ogni segnale del corpo,
reale o presunto, viene interpretato come la spia di un imminente
disastro. Si corre a cercare rassicurazioni da medici o familiari. Si
vive continuamente in angoscia, tenendosi sotto una costante
osservazione. E chi cerca trova!
DUBBIO PATOLOGICO
“E’ vero amore il mio o no? Studio ingegneria perché mi piace
o perché mi ci sono trovato? E se
sono omosessuale e non lo so? E se un
giorno diventerò un drogato?”
Sono infinite le domande possibili, e trovare la risposta appare come
una
questione cruciale. Ci si avventura su una strada di
lunghi ed angosciosi ragionamenti e ricerca di prove definitive sempre
più complicati ed intelligenti, perdendo di vista completamente il peso
reale della domanda iniziale.
PROBLEMI GENITORI FIGLI
I conflitti e le incomprensioni all'interno della famiglia
possono generare tensioni, preoccupazioni, sensi di colpa, la
sensazione di non essere bravi genitori. E con le migliori intenzioni a
volte si finisce per fare peggio.
BLOCCO DELLA PERFORMANCE
Un esame o solo la tesi di laurea diventano ostacoli
insormontabili. Si rimanda e intanto gli anni possono passare
rapidamente.
DIFFICOLTA' AL LAVORO
Non ci si sente a proprio agio, non ci si sente valorizzati
nonostante si fa del proprio meglio. O non si riesce ad imporsi in un
ambiente competitivo e si lascia troppo spazio agli altri. Non si
riesce a rapportarsi adeguatamente ai propri superiori.
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